Le montagne russe del post parto

Ovvero come ricostruire la propria routine senza lasciarsi travolgere dagli eventi.

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Il giorno in cui è nato Niccolò faceva molto freddo, ed io non riuscivo a smettere di osservare questo minuscolo esserino, pensando che fino a poco prima non c’era se non nella mia pancia e che ora era lì, tangibile davanti a me, nuovo membro del mondo.

Le prime 24 ore sono state un mix di adrenalina, stordimento totale ed analisi: osservavo tutto, pensando che qualunque dettaglio all’apparenza superficiale mi sarebbe potuto servire come acqua nel deserto.

Tutto nuovo, tutto da imparare e comprendere, insieme a questo esserino di tre chili e mezzo che richiedeva tutte le mie energie.


È normale, fisiologico ed assolutamente comprensibile. Se qualcuno vi dice il contrario o minimizza i vostri sentimenti e le vostre sensazioni, non dategli retta.

Se ci ripenso adesso sorrido, ma ricordo che al terzo giorno dalle dimissioni ebbi una crisi esistenziale di pianto totalmente fuori controllo per via del nostro cane, semplicemente perché stava piantonato davanti ai miei piedi fissandomi e mugugnando per salirmi in braccio: poverino, era abituato a starmi appiccicato come una cozza ed io, che stavo ancora cercando di capire come scaldare il latte alla giusta temperatura, cominciai senza senso a pensare che avrei dovuto darlo via perché non sarei mai stata in grado di ricostruire i nostri equilibri.

Spoiler: sono passati quasi otto anni, Slash sta per compierne dodici e continua ad essere parte della nostra famiglia.

Se c’è una cosa che ho imparato dall’esperienza del mio primo parto, è certamente quella di circondarvi delle persone giuste e di ascoltare solo ciò che siete voi a chiedere o a voler sapere: non lasciatevi travolgere dalle lezioni di vita di amici e parenti, perché spesso inducono ad un senso di inadeguatezza, e cercate il più possibile di selezionare le informazioni assorbendo solo ciò che vi suona effettivamente utile.

Tutto il resto, per l’amor del cielo, cestinatelo!


Per riprendere in mano la vostra quotidianità, se temete di non essere pronte a tuffarvi nel mondo, datevi dei piccoli obiettivi quotidiani, tipo una doccia o una passeggiata intorno casa.

Mettetevi pian piano alla prova su quelli che nella vostra testa interpretate come ostacoli e fatelo in autonomia, senza interferenze altrui.


Pensate che organizzarvi per una merenda fuori casa con le amiche possa rivelarsi complicato se ci sono di mezzo biberon da preparare e da scaldare, ad esempio?!

Fatelo da sole, preparatevi il necessario ed andate al parchetto vicino casa, magari portandovi un libro: con calma e senza nessuno che metta becco, sperimentate. Vedrete che tutto filerà liscio ma, se così non dovesse essere, tornerete indietro facendo tesoro dell’esperienza per capire cosa cambiare e riprovarci.

L’importante è che non vi sentiate inadeguate, MAI!

Se vi sentite al settimo cielo fin dal primo giorno bene: godetevi ed assaporatevi ogni momento!

Se invece vi sembra di non farcela, non abbattetevi! È assolutamente legittimo e dovete sentirvi libere di fare tanto di testa vostra quanto di farvi aiutare, se ne sentite il bisogno.

Pensate che a distanza di cinque anni dal primo, con il secondo parto mi sono quasi sentita in colpa per la mia grinta ed il mio entusiasmo, come se l’essere stata super dinamica fin da subito fosse stato un torto nei confronti di Niccolò e del nostro complicato rodaggio iniziale.

La verità è che, come dice sempre il mio papà, “non si nasce imparati”.

Tutto ciò che ho affrontato con Niccolò l’ho vissuto per la prima volta, mentre con Vittoria era tutto ancora perfettamente archiviato nella mia memoria e riemergeva con una naturalezza che a volte mi lasciava spiazzata.


È come andare in bici, alla fine.

Discese, cadute e risalite comprese.


Con l’augurio che queste mie parole possano essere per voi un interessante spunto, o anche solo una piacevole lettura.