La semplicità di una vita fuori dal comune
La storia di Vatinee Suvimol
Vatinee Suvimol avvocato, apprezzata Food-writer e mamma, nel suo profilo Instagram racconta la sua vita quotidiana, l’adolescenza di sua figlia Sofia e anche la diagnosi di disturbi nello spettro autistico di suo figlio Francesco.
Ma dietro a quanto appare dai social, c’è un vissuto intenso e non sempre facile, che abbiamo raccontato in quest’intervista. Un esempio di come sia possibile raccogliere il meglio da ogni esperienza vissuta.
Vatinee ci racconti chi sei, qual è la tua storia?
Sono nata a Bangkok a fine anni 70.
Mia madre conobbe mio padre una sera in un piano bar, lui suonava il piano e lei ne fu colpita, la stessa sera rimase incinta di me, ma lui la lasciò.
Non molto tempo dopo, mia madre conobbe un italiano di buona famiglia, in vacanza a Bangkok, lui si innamorò di lei e le promise di portarla in Italia per sposarla, così, nonostante il grande dolore che provava, mi lasciò alle cure di mia nonna e partì per Roma.
Gli anni passavano, mia madre veniva a trovarmi quando poteva e ci mandava il denaro necessario per avere una vita dignitosa.
Per me, mia nonna era mia madre, e fu molto difficile lasciarla quando a sei anni mi dissero che sarei andata a vivere a Roma.
Arrivata in Italia, non mi sentivo parte della famiglia perché il mio patrigno mi discriminava, mentre avevo trovato in mia sorella Valentina il mio più grande supporto.
In quegli anni ci trasferimmo spesso, così imparai molte lingue e sviluppai una mentalità aperta. Forse proprio grazie a questo, ma anche per la spinta ad allontanarmi dai problemi della mia famiglia, riuscii a diplomarmi in anticipo e a trasferirmi a Bergamo dove iniziai a lavorare e conobbi mio marito.
Decisi di studiare giurisprudenza, e dopo la laurea, mi sposai, rimasi incinta e lasciai il lavoro da impiegata per fare l’avvocato.
È in questo momento che hai creato il tuo blog, “A Thai Pianist”, da dove è nata quest’idea?
Era il 2010, era il tempo dei primi blog, e in quelle pagine volevo raccontare la mia storia, ma anche le mie passioni, come le ricette del mio paese d’origine.
Inizialmente associavo ad ogni ricetta un ricordo della mia infanzia, ma non ero ancora soddisfatta, così iniziai a studiare fotografia da autodidatta e a fotografare le mie ricette.
Era una cosa nuova per l’epoca e quando il blog iniziò ad avere successo venni contattata da un imprenditore, per creare uno spazio online per diverse foodblogger, così nacque ifood.
Da lì arrivò un grande successo, scrissi libri su come fotografare il cibo, aprii il mio studio legale e iniziai a promuovere il mio lavoro anche su Instagram.
Ora sei mamma di due bambini, Sofia e Francesco, parlaci della tua esperienza di maternità anche in rapporto alla vita che hai creato, al tuo lavoro...
Con i miei figli ho vissuto due maternità opposte, quando ero incinta di Sofia ero precaria, sostenni l’esame per diventare avvocato quando ero incinta di otto mesi e poi tornai quasi subito al lavoro. Riuscii a trovare anche del tempo da dedicare al blog, grazie al sostegno di mio marito e di mia suocera, che mi hanno sempre supportata e compresa nelle mie scelte.
Dieci anni dopo, quando ho avuto Francesco, avevo già uno studio legale ben avviato, che mi permetteva di organizzare e delegare il lavoro, e di conseguenza avevo più tempo per la famiglia.
Mi sento molto fortunata ad averli: Sofia è ormai grande e mi dà un grande aiuto anche con Francesco a cui sono stati diagnosticati dei disturbi dello spettro autistico e la possibilità di gestire i miei impegni mi permette anche di dedicargli le attenzioni di cui ha bisogno.
Nella tua pagina Instagram parli serenamente dell’autismo, c’è qualcosa che vorresti dire ai genitori che hanno appena ricevuto questa diagnosi per il proprio bambino/a?
Sì, parlo anche di questo tema, mi fa bene parlarne, e lo faccio anche sui social perché credo sia importante normalizzare l’autismo.
È un viaggio nuovo per tutta la nostra famiglia, con tanti punti interrogativi e lo viviamo giorno per giorno, dedicandoci a Franci, studiando e investendo molto nelle terapie.
Alcuni genitori per paura negano la diagnosi; oggi abbiamo a disposizione diverse terapie e la possibilità di avere supporto da più fronti per intraprendere questo percorso con positività. Nel nostro caso, iniziare le cure quando Franci era ancora molto piccolo è stato fondamentale, e ogni giorno ne vediamo i progressi.
E invece, a una mamma che come te vorrebbe diventare imprenditrice cosa consiglieresti?
Le consiglierei di credere in sé stessa e di puntare sulle proprie passioni, in qualcosa che ama davvero, senza lasciarsi abbattere da chi non ha fiducia nelle sue idee e nei suoi progetti.
Per quanto riguarda il ruolo genitoriale, i figli hanno bisogno di noi per crescere, ma anche di vederci sereni e soddisfatti, non c’è da vergognarsi nel voler trovare una propria indipendenza, può sembrare banale, ma invece credo che ancora oggi sia un concetto importante da tenere a mente.
Leggi anche: "Essere mamme contro ogni stereotipo"